Al genio musicale di Johann Sebastian Bach (1685-1750) è dedicato il concerto inaugurale della rassegna di incontri «L’Universo della Conoscenza» in programma dal 7 al 9 settembre a Cividale del Friuli. Il concerto si terrà nella splendida cornice della Chiesa di San Pietro e San Biagio, con inizio alle 18.30, e proporrà alcuni capolavori della vastissima produzione bachiana.
Il legame di Bach con la religione fu molto forte. Nella sue composizione, sia sacre che profane, egli fu sempre guidato da un’interiorità profonda. Come ben esemplificato dal musicologo Gianfranco Vinay «Bach costruì il fondamento della sua esistenza professionale e più ancora della sua stessa esistenza di uomo» su due pilastri: la musica come dono di Dio e come sapere immutabile. Per tutta la sua vita, Bach si dedicò, inseguendo un ideale profondo, alla creazione di musiche che aspirassero alla perfezione formale, simbolo della perfezione morale e spirituale, a cui l’uomo doveva tendere. Da qui l’espressione “musica mystica”, che è stata scelta come titolo di questo concerto.
Ad aprire la serata sarà il celebre Concerto per due violini in re minore BWV 1052, appartenente al periodo di Kothen, presso la cui corte Bach operò tra il 1717 e il 1723 come maestro di cappella. Unico pervenuto in forma originale, e non in trascrizione, tra i quattro concerti per due violini, il concerto si articola in tre movimenti e prende a modello lo stile del concerto italiano, con particolare riferimento al sommo maestro dell’«Estro Armonico». A un Vivace iniziale, dal tono solenne e austero, in cui i solisti emergono, scambiandosi soli a mo’ di canone o intrecciando dense linee melodiche, che si librano su una fitta struttura contrappuntistica, segue un adagio, dolcissimo, secondo un andamento di siciliana e in cui si delineano ariose e melodiose frasi dei violini, accompagnati da pochi, ma intensi accordi dell’orchestra. Il concerto si conclude con un Allegro, caratterizzato da un incessante andamento ritmico e un carattere fortemente contrappuntistico, in un finale travolgente.
Dal tono meditativo e commovente è l’Adagio del Concerto per violino in mi maggiore BWV 1042. Dopo una breve, ma intensa, introduzione degli archi, in cui emerge il timbro oscuro dei bassi, per poi lasciare spazio ai violini, su una trama ostinata dell’orchestra, che ripercorre tutto il brano, si erige dolcissimo il violino solista, che crea delicati e cantabili disegni melodici nella affascinante tonalità di do diesis minore, lasciando intravedere uno spiraglio di luce nella parte centrale, nuovamente nella tonalità di impianto di mi maggiore.
Verrà poi eseguita l’aria Erbarme dich mein Gott, in un arrangiamento inedito per due violini e archi, dalla Passione secondo Matteo BWV 244, composta tra il 1727 e il 1736. Riportata alla luce dall’oscurità nel 1829 ad opera di Felix Bartholdy Mendelssohn, la Passione secondo Matteo è caratterizzata da un intenso elemento drammatico e da una grande forza espressiva. La composizione sacra, che fa parte di un gruppo di quattro passioni, tra cui la Passione secondo Giovanni BWV 245, giunta integrale, e la Passione secondo Marco BWV 247 e la Passione secondo Luca BWV 246, pervenute invece a noi in modo frammentario e ritenute apocrife, rende in modo estremamente espressivo il testo dell’Evangelista, che racconta gli ultimi giorni di vita del Messia. L’aria Erbarme dich Mein Gott, «Signore pietà», si trova collocata in una parte cruciale della Passione. Si tratta del canto di Pietro, il cui tradimento nei confronti del Signore è stato appena svelato, che chiede pietà intonando un canto intenso e sofferto, intrecciantesi con il solo, altrettanto carico di dolore, del violino. Dall’andamento estremamente dialogico, l’aria può essere ricondotta alla struttura di aria con da capo, in quanto un solo del violino, dal carattere sincopato, apre e chiude il brano.
Concluderà la serata la Passacaglia e fuga in do minore BWV 582, in un arrangiamento per archi. Composta originalmente per organo, la Passacaglia e fuga fu concepita in un periodo anteriore, probabilmente negli anni di permanenza di Bach a Weimar, per poi essere riscoperta nel XIX secolo, durante la «Bach Renaissance». Alla Passacaglia, strutturata nella proposizione del tema di quattro battute e una serie di venti variazioni, che creano brevi situazioni molto diverse tra loro, segue una Fuga, più breve, ma intensa, una cascata dalla forte carica espressiva, in cui il tema principale, già comparso all’inizio della Passacaglia, viene variato in modi sempre nuovi. Elemento interessante è la grande varietà timbrica, resa originalmente con il cambio dei registri e con l’uso del pedale dell’organo, che conferiscono in alcuni momenti all’opera un carattere quasi sinfonico. La Passacaglia e fuga ha goduto di una grandissima fortuna, essendo modello di ispirazione per autori quali Franz Liszt, Johannes Brahms, Maurice Ravel e Alban Berg e orchestrata in diverse versioni, tra cui le più note sono quelle di Leopold Stokovsky e di Ottorino Respighi, dalla grande intensità timbrica.
Giulia Freschi