Sabato 26 agosto nella sede del Duomo di San Pietro Apostolo di Tarcento, con inizio alle ore 20.45, si terrà il concerto «Sonate e Concerti», promosso da ArsNova FVG e dall’Associazione Organistica Udinese nell’ambito della rassegna «Estate Barocca». Protagonisti della serata saranno l’organista Alberto Pez e il duo formato dalla violinista Giulia Freschi e dal clavicembalista Alessandro Del Gobbo.
Nella prima parte del concerto, dedicata all’organo, Alberto Pez eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach e August Gottfried Ritter, mentre nella seconda parte il duo Freschi-Del Gobbo proporrà due sonate per violino e clavicembalo di Johann Sebastian Bach e Wolfgang Amadeus Mozart, sommi compositori del Settecento europeo.
La scelta del repertorio, che comprende anche un arrangiamento inedito della sonata mozartiana, intende mettere a confronto lo stile compositivo proprio del periodo barocco di Bach e quello classico del compositore salisburghese, pur utilizzando uno strumento di derivazione barocca.
Seppur di carattere diverso, aperto e solare nella prima sonata in mi maggiore, e malinconico e riflessivo nella seconda in mi minore, queste composizioni fanno riferimento a uno stile antico, con elementi contrappuntistici e temi fugati.
La sonata n. 3 in mi maggiore per violino e clavicembalo di Johann Sebastian Bach (BWV 1016) è contraddistinta, come le altre della raccolta, ad esclusione della sesta, da quattro movimenti. Questo lavoro si rifà allo stile corelliano delle sonate da chiesa, come si può desumere dall’alternanza nei movimenti lento veloce lento veloce. L’impianto tonale dell’opera è caratterizzato dalla presenza della stessa tonalità nel primo, secondo e quarto movimento, con la relativa minore nel terzo.
Il primo movimento, Adagio, è una lunga cadenza in forma melismatica del violino, accompagnato da figure ostinate del clavicembalo, dove il violino è libero di condurre fluido il discorso librandosi in numerose diminuzioni. Il secondo movimento, un trio fugato, richiama invece lo stile delle sonate a tre per organo, in cui una parte è affidata al violino, mentre le restanti rispettivamente alla mano destra e alla sinistra del cembalo. Più sospeso e sognante, il terzo movimento in do diesis minore, composto secondo lo stile di una ciaccona, si basa sulla variazione di un basso di quattro battute eseguito dalla mano sinistra del cembalo, con la quale dialogano alla pari il violino e la mano destra del cembalo, che svolge le funzioni di secondo violino. L’ultimo tempo riunisce le caratteristiche di un trio fugato con un allegro da concerto tripartito, che ritorna alla tonalità aperta di impianto (mi maggiore), conferendo un grande senso di completezza in una conclusione grandiosa.
La sonata in mi minore KV 304 di Wolfgang Amadeus Mozart fu pubblicata nel 1778, assieme a altre cinque sonate, dal noto editore parigino Sieber. Riconducibile alla fase matura della produzione per violino e pianoforte del compositore salisburghese, la sonata in mi minore si articola in modo inusuale in soli due movimenti, in cui spiccano semplici ma melodiosi temi inseriti all’interno di un dialogo equilibrato tra violino e clavicembalo. A differenza delle altre sonate, la sonata KV 304, l’unica in mi minore, assume un tono melanconico e riflessivo. Il 1778 fu un anno difficile per Mozart. All’età di ventidue anni, lontano dalla protezione del padre Leopold e provato dal dolore determinato dall’abbandono dell’amata Aloysia Weber e dalla morte improvvisa della madre, si ritrovò solo nella capitale francese, costretto a giostrarsi tra diverse commissioni che gli procurarono non poche delusioni.
Il primo movimento è strutturato nella forma sonata con un solo tema, che si ripete più volte in modo quasi angoscioso, passando dal violino al clavicembalo. Nel secondo movimento, altrettanto doloroso, emerge il tema di un minuetto, riproposto per due volte dal clavicembalo e poi dal violino. Dopo una sezione centrale, detta trio, in cui si intravede una fievole luce, modulando alla tonalità di mi maggiore, si ritorna al tema di minuetto in minore, in una coda sospesa che crea un finale aperto.
Giulia Freschi
Alessandro Del Gobbo